Dicembre 15, 2021

Sul pensiero unico e sulla mancanza di coraggio

By Adriana Battistutta

Da cittadina e avvocato da più di vent’anni sono a dir poco basita.

La situazione che stiamo vivendo è a dir poco cafchiana, infatti che la pandemia si sia abbattuta sulla terra come uno tzunami è innegabile, che inizialmente ci sia stata confusione, incredulità, paura, corsa ad un rimedio universale è comprensibile, ma che sull’assunto di averlo trovato si sia preclusa ogni altra strada costringendo le persone a vaccinarsi con metodi volti a coartarne la libertà di autodeterminazione è scandaloso.

Sul punto ben si è espressa la dottoressa Gismondo, di cui riportiamo il video, la quale ha affermato che si è impedito ai medici di effettuare le cure domiciliari messe appunto da centri di eccellenza, imponendo di prescrivere una vigile attesa che ha determinato migliaia di morti che si sarebbero potuti evitare, ancora che si è ritardato colpevolmente nell’autorizzazione all’uso dei monoclonali con conseguenze analoghe.

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Chi sostiene la legittimità di tali norme di legge afferma che:

In una situazione di emergenza epidemiologica quale quella attuale, le limitazioni alle altre libertà e ai diritti inviolabili sembrano tanto più giustificate ed accettabili, stante l’importanza preminente della salute pubblica, ex art. 32 della Carta Costituzionale.

La scelta tra obbligo o raccomandazione ai fini della somministrazione del vaccino costituirebbe quindi il punto di equilibrio, in termini di bilanciamento tra valori parimenti tutelati dalla Costituzione (nonché sulla base dei dati e delle conoscenze scientifiche disponibili), tra autodeterminazione del singolo da un lato (rispetto della propria integrità psico-fisica) e tutela della salute individuale e collettiva) dall’altro lato”

Va evidenziato che anche quella parte della dottrina che partendo dai presupposti sopra richiamati afferma la legittimità dell’obbligo vaccinale per determinate categorie di persone afferma che :

Affinché il bilanciamento in questione sia proporzionale il pericolo per la salute collettiva “non deve essere evitabile con misure alternative all’imposizione di un trattamento sanitario obbligatorio, in quanto in caso contrario lo Stato sarà tenuto a porre in essere le misure, diverse dai trattamenti sanitari obbligatori, in grado di evitare il pericolo per la salute collettiva senza il sacrificio della libertà personale dei cittadini”.

E’ evidente e le affermazioni della dott.ssa Gismondo ben chiariscono che nella gestione della pandemia si sono volutamente escluse tutte le misure alternative alla inoculazione di un vaccino peraltro ancora in fase sperimentale in quanto munito di una autorizzazione condizionata.

A ciò si aggiunga, che la previsione della sospensione dal lavoro senza stipendio e senza contribuzione per chi non si assoggetta al vaccino, a fronte di una alternativa pacificamente più sicura, quale è quella di dimostrare attraverso il tampone di essere negativi al covid; si pone come palesemente irrazionale rispetto alle finalità di contenimento del contagio che il D.L. 44/2021 come convertito dalla legge 76/2021 ulteriormente modificata dal D.L. 172/2021 dichiara di voler perseguire.

Non può non evidenziarsi la grave discriminazione che la normativa emergenziale introduce nel silenzio e nella passiva accettazione di medici, magistrati, politici, malgrado le incongruenze siano macroscopiche.

Per citarne alcune dal 15 dicembre gli insegnanti hanno l’obbligo di green pass rafforzato mentre gli studenti possono accedere liberamente a scuola, ma devono avere il green pass base per prendere i mezzi pubblici che ve li conducono, ancora i cittadini possono entrare nei bar e consumare al banco alitando sul gestore e gli altri avventori, ma non possono sedersi al tavolo distanziato dagli altri con persone che conoscono e con le quali dividono spazi familiari o lavorativi.

La verità è una sola e va denunciata il green pass rafforzato mira a castigare che non si piega ad una normativa autoritaria ed irrazionale che va contrastata con ogni mezzo pacifico.

Troviamo quindi il coraggio di reagire ciascuno nel proprio ruolo facendo sentire apertamente e nelle sedi opportune il nostro dissenso.

Ove intendiate farlo potete scaricare previa registrazione la lettera da inviare agli organi istituzionali in indirizzo con pec ove siate in possesso di un indirizzo di posta certificata o con mail normale ove non lo possediate, in quanto le pec molte volte non ricevono la posta dalle mail semplici

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